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Il peering non è una questione di soldi

(Il tema è già stato discusso nel mio precedente articolo sul depeering.)

Alcune persone stanno cercando di sviare il dibattito sul peering attribuendo ai loro avversari una falsa argomentazione secondo cui "i piccoli ISP" sarebbero contrari al nuovo regime a causa di maggiori costi che dovrebbero sostenere. Questo è totalmente falso, ed è importante chiarirlo per evitare che passino in secondo piano tutti i veri motivi per cui il depeering attuato da Telecom Italia danneggia Internet e l'Italia.

L'equivoco è facilitato dal fatto che i cambiamenti imposti da Telecom Italia in effetti sono due diversi e tra loro indipendenti: il passaggio da peering settlement free a peering a pagamento e quello da peering fatto prevalentemente negli Internet Exchange (chiamato peering pubblico) a peering esclusivamente su circuiti privati punto-punto.

In generale quello del costo è un problema inesistente, tanto più per le reti più piccole: il costo incrementale per muovere questo traffico sui propri transiti varia tra circa 50€ e 1000€ al mese, a seconda della quantità. È evidente che l'aggravio economico sia trascurabile per chiunque.

Per gli operatori più piccoli che non raggiungono certe economie di scala, fare peering spesso costa più che usare i propri transiti: si fa per migliorare la qualità dei propri servizi, non per risparmiare qualche decina di Euro al mese. Mantenendo locale il traffico nazionale si può offrire un servizio migliore di quello dei concorrenti stranieri.

Tra l'altro, quasi tutte le reti più grandi erano già o sono recentemente diventate anche clienti di transito di Telecom Italia Sparkle (il carrier internazionale di Telecom Italia) e lo usano per farsi raggiungere dai clienti italiani di Telecom Italia (le comuni ADSL, i cellulari TIM, eccetera...), quindi hanno deciso comunque di pagare Telecom Italia.

In ogni caso, un fatto polverizza irrimediabilmente l'alibi del costo: non è un segreto che i commerciali di Telecom Italia hanno proposto a tutti coloro con cui ne ho parlato di avere "gratis" il peering privato, coprendone il costo con sconti su altri prodotti già acquistati. Perché quindi lamentarsi del costo di qualcosa che effettivamente è gratis?

È difficile spiegare il rifiuto radicale da parte di Telecom Italia a fare peering negli Exchange, anche a pagamento: la loro idea secondo cui non garantirebbero una qualità adeguata è risibile a fronte dei Tbps scambiati in tutta Europa con peering pubblici, o anche al fatto che fino ad ora anche in Italia ha funzionato tutto lo stesso... Il peering privato può essere una scelta tecnicamente ed economicamente preferibile quando si scambiano decine di Gbps, ma di solito non lo è a questi livelli di traffico. Almeno un operatore ha proposto di acquistare il peering a pagamento mantenendo l'attuale infrastruttura tecnologica (che oltretutto è più economica anche per Telecom Italia), ma questo non è stato accettato.

Abbandonare gli Internet Exchange ha un effetto molto negativo sull'ecosistema italiano di Internet, perché si passa da una architettura in cui la capacità è abbondante a una in cui dovrebbe essere centellinata su piccoli circuiti e sostanzialmente essere controllata dal punto di vista tecnico ed economico dall'incumbent. Il peering negli Internet Exchange permette di avere capacità di rete abbondante e facile da pianificare grazie all'aggregazione statistica del traffico, mentre le connessioni punto-punto sono inefficienti visto che obbligano a replicare su ciascuna i margini di sicurezza necessari ad assorbire picchi di traffico.

Naturalmente, fino ad ora abbiamo trascurato un fatto che rimane piuttosto importante: Telecom Italia non è un soggetto qualsiasi, perché ha una posizione dominante nel mercato dell'accesso e in questo modo influenza mercati adiacenti come l'hosting e i servizi di cloud computing. Quando parecchi anni fa Tiscali smise sostanzialmente di fare peering in Italia ci fu parecchio malumore per come avevano peggiorato la propria connettività (in molti casi i loro clienti raggiungevano le altre reti italiane passando per gli USA), ma non ci fu nessuno scandalo. Questo perché del loro 3% del mercato non importava a nessuno... Telecom Italia invece, con il suo 55% del mercato consumer, può alterare la competizione tenendo in ostaggio i propri clienti che vogliono accedere ai contenuti, che sono in larga parte fuori dalla loro rete.

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